La Fisioanalisi

https://youtu.be/Xh_-_UkVgsg?si=Qcnk6w6aZnwUMlSr


 
ARISTOTELE: Perché un corpo si muove? 

CARTESIO: Perché i corpi si fermano? 

Perché moriamo?


I corpi interagiscono fra di loro mediante azioni, chiamate forze, che costituiscono le cause del moto.


FISIONALISI (FA)  parte della medicina che si occupa di studiare la relazione tra le forze e gli effetti che esse causano sul corpo.
 
NEWTON: DINAMICA E I SUOI 3 PRINCIPI
 
DINAMICA  parte della meccanica che si occupa di studiare la relazione tra le forze e gli effetti che esse causano su un corpo.
 
 
È fondata su 3 principi fondamentali:


  1. 1° PRINCIPIO (Principio di inerzia): Se su un corpo non agiscono forze o agisce un sistema di forze in equilibrio, il corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme. Per “sistema di forze in equilibrio” si intende un insieme di forze, grandezze vettoriali, la cui somma vettoriale sia nulla.

  2. 2° PRINCIPIO (Legge fondamentale della dinamica): Se su un corpo agisce una forza o un sistema di forze, la forza risultante applicata al corpo possiede direzione e verso della sua accelerazione e, in modulo, è direttamente proporzionale al modulo la sua accelerazione. La costante di proporzionalità tra queste due grandezze è la massa (detta appunto inerziale), grandezza specifica di ciascun corpo. Questa legge può essere enunciata mediante l’equazione:
     
    F = m⋅a
  3.  
    3° PRINCIPIO (Principio di azione-reazione): Se due corpi interagiscono tra loro, si sviluppano due forze, dette comunemente azione e reazione: come grandezze vettoriali sono uguali in modulo e direzione, ma opposte.La prima legge serve a definire una classe di osservatori: i cosiddetti osservatori inerziali. L’unità di misura della forza è il newton: una forza di 1 N corrisponde alla forza necessaria per imprimere ad un corpo di massa 1 kg un’accelerazione pari a 1 m/s2.
     
    NESSUNA SCIENZA PUÒ PRESCINDERE DA QUESTI PRINCIPI.
    Quindi anche la medicina “scientifica” non può prescindere da questi principi.
     
    La Fisioanalisi (FA) considera che anche il corpo umano è costituito da materia, e quindi è composto da fermioni[1] che ne determinano la massa come qualsiasi altro materiale. Perciò orienta la cura secondo i principi della dinamica di Newton:


Dal principio d’inerzia 🡪 a quello di azione 🡪 e quindi a quello di reazione.
Da qui l’efficienza e la durata della macchina umana.
 
Nella terapia di FA sono fondamentali, e non potrebbe essere altrimenti se consideriamo il corpo umano una cosa naturale, anche i principi illustratici da Keplero. Questi ci suggeriscono i rapporti tra ellissi, spazio e tempo (aree uguali in tempi uguali) e, vista la loro complessità, saranno esposti soltanto quando sarà una normalità curarsi secondo la fisica.
Inoltre, citiamo soltanto una disputa che riguarda la meccanica quantistica:


  • “tutto ciò che ha massa ed occupa spazio stabilmente nel tempo deve essere definito come materia” VS  “la materia è costituita da elettroni e da aggregati di quark stabili nel tempo”.

Per rappresentare attualmente la fisioanalisi, considereremo il “principio di esclusione di Pauli”  per cui due fermioni (o secondo altre opinioni, due masse) non possono occupare lo stesso spazio quantistico.


Il filosofo Cartesio affermava che i medici sono meccanici e non devono essere alchimisti. Egli morì a 50 anni di polmonite (probabilmente avvelenato) e, 40 anni prima di lui, anche il filosofo Giordano Bruno aveva fatto una    brutta fine. 
 
 
 LA FISIOANALISI: COS’E’ E COSA FA


La Fisioanalisi (FA) studia gli effetti che le forze causano nel corpo umano, ossia l’origine della patologia umana secondo le regole della meccanica. Con la FA possiamo distendere la muscolatura antigravitazionale (sia quella dedicata, che quella accessoria) che passa SEMPRE da una condizione isometrica (rigida) ad una condizione isotonica (dinamica).
 
La muscolatura è la forza (F) che determina il movimento (la vita), quindi diminuendo il conflitto tra la muscolatura agonista (F+) e quella antagonista (F-) avremo una maggiore capacità di agire, e quindi un miglioramento delle capacità dell’individuo: di camminare, di muovere le mani, di digerire, di respirare e di muovere il sangue e ogni altro fluido.
In modo più esplicito: possiamo curare la rigidità (staticità) del corpo che, oltre a limitare le capacità umane e la sua evoluzione, è determinante per tutta la patologia funzionale dell’apparato muscoloscheletrico, digestivo, respiratorio e circolatorio, ed è prodromica[1] alla
 
[1] Fermioni: particella subatomica (es. elettrone, protone, neutrone, quark) descrivibile con la teoria statistica di Fermi-Dirac.
[1] Prodromica: manifestazione morbosa, senza carattere specifico, che precede l’insorgenza dei sintomi caratteristici di una malattia.
patologia organica degenerativa che limita la durata della vita.
Gli attriti sono forze dissipative che limitano l’azione, quindi l’efficienza e le capacità di qualsiasi macchina (anche del corpo umano) e usurano più velocemente la materia (ferro, acciaio, legno, muscolo, endotelio, cartilagine, tendine) causandone la rottura (malattia).
 Dall’usura nasce la patologia che definiamo degenerativa, e maggiori sono gli attriti maggiore è l’usura, per cui l’organo si rompe prima.
L’esame principale per dimostrare il risultato della Fisioanalisi è la spirometria, che documenta l’aumentata mobilità del muscolo diaframma (vera pompa per il movimento dei fluidi nella cavità toracica e nella cavità addominale).
 

IN VERDE I VALORI MIGLIORATI DOPO TERAPIA DI FA DI UNA SQUADRA DELLA SERIE A DI CALCO
 
La terapia si basa su una scoperta scientifica originale ed esclusiva:
Stimolando gravitazionalmente con il peso del corpo il riflesso plantare, si ottiene la distensione isotonica permanente della muscolatura antigravitazionale, e quindi la riduzione definitiva delle forze di attrito che limitano il movimento degli arti e dei fluidi, determinando l’usura degli organi.
 
 IN PRATICA  risolvendo analiticamente, attraverso la FA, le condizioni che impediscono al paziente di far cadere spontaneamente (a causa della forza di gravità) il peso del corpo sulla parte anteriore del piede, avremo il pieno utilizzo sia dell’azione di leva del piede stesso, che del riflesso plantare (posto nella parte più estrema di detta leva), e quindi saranno necessarie molte meno energie, sia muscolari che neurologiche, per ottenere la stazione eretta bipede.
La muscolatura antigravitazionale (meno contratta per vincere la forza di gravità) schiaccerà meno lo scheletro, soprattutto la colonna vertebrale (più ricca di articolazioni), che così si potrà distendere nello spazio, risolvendo cifosi dorsali, lordosi lombari e verticalizzazioni cervicali, e riducendo gli attriti che limitano il movimento degli arti e consumano muscoli, tendini ed articolazioni; questi muscoli, meno contratti, schiacceranno meno anche tutti i tubi: di cui siamo costituiti (vie arteriose e venose, vie digerenti, respiratorie, linfatiche ecc.), in cui si muovono i fluidi del corpo e da cui dipende la maggior parte della patologia degenerativa che ci porta alla malattia e poi alla morte.
 
QUESTA TECNICA È IL MEZZO PER RIDURRE LA PATOLOGIA DELL’UOMO IN GENERALE, E PROLUNGARE GLI ANNI DELLA SUA VITA IN MANIERA NON ANCORA QUANTIFICABILE, MA SICURAMENTE MOLTO SIGNIFICATIVA.
La muscolatura si distende in maniera isotonica, crescendo di lunghezza, e quindi di efficienza (gli antagonisti si rilasciano per favorire il movimento degli agonisti). Lo scheletro, i vasi e tutti gli altri condotti non sono più schiacciati, e riacquistano la loro funzionalità. È una vera crescita verso l’alto, vincendo la forza di gravità che, invece, schiaccia e comprime il fisico e la psiche verso la terra. Il CORPO, nella sua interezza, ne trae beneficio migliorando le proprie capacità funzionali, usurandosi (quindi ammalandosi) di meno.
Possiamo definire la “vita” come la capacità di vincere la forza di gravitazione (infatti morire è cadere).
Applicando i principi della dinamica alla macchina “corpo umano”, possiamo affermare che essere vivi significa passare da una condizione inerziale (di staticità rispetto alla classe degli osservatori inerziali) ad una condizione dinamica in cui, applicando alla massa corporea una forza contraria alla forza di gravità (F=MA), lo solleviamo eretto.
In particolare l’umano è quella macchina che ottiene questa posizione eretta con due soli arti, dedicando gli altri due arti alla manipolazione (peculiarità che nessun altro essere vivente possiede).
Quindi l’umano non è l’essere vivente più intelligente, ma soltanto il più abile perché è dotato della capacità di toccare e modificare (capacità assente nelle altre forme di vita).
Tutto questo fa parte dell’EVOLUZIONE.
Più l’uomo starà eretto facilmente (soltanto con le gambe), più sarà libero di utilizzare le mani, cioè di essere u-mano (abile).
La cifosi dorsale è la massima espressione di questa difficoltà in quanto non è altro che l’aiuto che chiediamo ai vecchi arti anteriori, nella lotta contro la gravità, di fare. Siamo ancora un po’ quadrupedi. Gli arti anteriori-superiori hanno ancora come prima funzione quella di sollevarci contro la forza di gravità, e soltanto quando questa funzione è stata soddisfatta possono dedicarsi ad una manipolazione più umana.Ma per ottenere questo equilibrio così complesso e faticoso, tutti i vari segmenti ossei (lo scheletro dovrebbe essere la struttura portante di questa macchina) devono essere allineati ortogonalmente per sfruttare il terzo principio della dinamica, perché le forze vettoriali siano il più possibile uguali in modulo e direzione, ma opposte.
Un esempio è lo “stone balance” che ammiriamo sempre più frequentemente sulle spiagge.
A questo punto sarà semplice per tutti comprendere che quanto meno rispetteremo l’ortogonalità, tanto più scomporremo la forza gravitazionale in diversi vettori, e quindi sarà minore il sostegno che viene proprio dal terzo principio della dinamica. Per cui nella formula F=MA aumentando il valore del vettore A, a parità del valore della massa, aumenterà il valore del vettore F, cioè la forza che dovremo applicare alla massa corporea per contrastare la gravità.
Per essere più espliciti: a Roma c’è un palazzo, il Colosseo, che essendo stato costruito rispettando il principio del filo a piombo, con pietre bel levigate ed allineate, sta in piedi da duemila anni senza forze (apparenti) applicate. Questo succede perché il peso M di quegli enormi blocchi di pietra, così levigata e allineata, viene sostenuto dalla forza uguale e contraria sviluppata dalla pietra sottostante. E stiamo parlando di semplice pietra, la cui resistenza, cioè la capacità di soddisfare il terzo principio, è veramente relativa.
Oggi costruiamo ponti molto arditi, con campate enormi possibili soltanto grazie al materiale di enorme resistenza di cui disponiamo (ferro, acciaio, cemento armato). Ma proprio perché aumentiamo il valore del vettore A già sappiamo che, nonostante la qualità migliore del materiale impiegato, avrà bisogno di una manutenzione continua e comunque durerà molto meno del Colosseo.
 
 
La FISIOANALISI è proprio questo  Ridurre il valore del vettore A perché la vita sia vissuta
con un vettore F minore.

Essa permette ai vari segmenti ossei di allinearsi ortogonalmente, attraverso l’allungamento spontaneo e permanente della muscolatura antigravitazionale, in modo che lo scheletro stia eretto senza applicare forze apparenti (stone balance), vivendo in maniera inerziale come il Colosseo, ed applicando una forza soltanto quando ci si vuol spostare nello spazio e per muovere i fluidi corporei.
Se potessimo vivere in maniera strettamente inerziale, le nostre strutture ci permetterebbero di vivere millenni, ma abbiamo la necessità di contrarre la muscolatura per spingere i fluidi corporei (aria, sangue, cibo, linfa, urine, bile) che permettono la vita biologica, e questo, ci costringe a vivere confrontandoci continuamente con la forza di gravità.
Trovare un equilibrio ortogonale dello scheletro sia delle fasi inerziali che di quelle dinamiche ci permette di ridurre in maniera proporzionale le forze applicate al corpo e di allungare così in maniera significativa gli anni della vita umana per la minore usura dei materiali biologici di cui siamo costituiti, perché si riducono quelle che chiamiamo malattie degenerative (guasti da usura).
La FA cura la difficoltà dell’umano di stare in piedi, e di agire in questa posizione, diminuendo la forza necessaria e quindi l’usura che ne deriva.
Non esiste la “postura corretta”, ma soltanto quella valida per ogni situazione si stia vivendo.
Quindi lo scopo di questa terapia è quello di permettere al paziente di recuperare l’elasticità e l’adattabilità del suo corpo, per assumere la postura che gli permette di raggiungere più facilmente l’obiettivo che in quel momento sta perseguendo.
Tanti obiettivi, tante posture differenti, anzi posture differenti anche per lo stesso obiettivo se in tempi differenti. In definitiva dobbiamo essere capaci di non avere mai la stessa postura. Non dobbiamo avere la stessa posizione in tutto l’arco della vita.
 
Questo significa che la postura corretta (scientificamente) esiste soltanto per quella azione in quel momento specifico.
Le numerose forme morbose che traggono origine da questa difficoltà di modificare continuamente la propria disposizione nello spazio (postura) ne traggono beneficio.
Quindi possiamo risolvere la patologia:
• dello scheletro e dei muscoli, dalla lordosi lombare alla cifosi dorsale e alla verticalizzazione cervicale; tutta la patologia degenerativa che ne deriva come ernie e protrusioni discali, tendiniti, stress muscolare, gonalgie, coxalgie, pubalgie, periartriti scapolomerali, epicondiliti, cefalee tensive e vasomotorie e comunque tutto quanto determinato da forze muscolari opposte e quindi in conflitto
• tutta la patologia delle vie digerenti (gastriti, esofagiti da reflusso, coliti, stipsi), delle vie respiratorie (riduzione della capacità respiratoria) e delle vie arterovenose, fino a quando è patologia funzionale.
• Possiamo prevenire efficacemente la patologia organica degenerativa.
Con questa tecnica possiamo curare anche quei pazienti che oggi non riescono a risolvere la loro malattia.
Nell’ambito della patologia dei muscoli e delle ossa, gli scarsi risultati ottenuti con le varie tecniche posturali (stretching, ginnastiche posturali, fisioterapie, farmaci, interventi operatori, ricoveri, ecc.) sono imputabili al fatto che non risolvono la causa del deficit di postura, cioè la lotta contro la forza di gravità. Con queste tecniche ci si costringe a posizioni che non fanno parte del nostro equilibrio (modo di essere) e quindi si perdono con facilità perché, per difesa, inconsciamente, tendiamo a tornare nella vecchia posizione, e a continuare a traumatizzare il corpo (e la psiche).
Con la FA, invece, si ricerca la rigidità articolare causa della postura antalgica e la si risolve con la stessa prontezza e con gli stessi mezzi neurologici con cui si ritrae una mano da una fiamma, e come dopo la scottatura non si toccheranno più per tutta la vita oggetti che ustionano, perché ormai si comprende il significato della parola “scottatura”, prima dell’esperienza incomprensibile, così si cambierà per sempre il tono del muscolo responsabile del deficit posturale, perché inconsciamente si comprende la limitazione che impone alla propria vita.
Abbiamo fatto un’esperienza e quindi appreso un comportamento.
 
LA FISIOANALISI: LA TERAPIA
Nelle situazioni più favorevoli bastano otto terapie per ottenere il completo riposizionamento del corpo nello spazio, ma anche una sola seduta di FA permette di alleviare in maniera definitiva i dolori muscolari e articolari più frequenti.
In ogni visita il paziente viene aiutato, attraverso un cilindro di legno posto sotto il piede per stimolare il riflesso plantare, a trovare analiticamente il dolore che impedisce il libero utilizzo ortogonale dell’articolazione in esame.
Si analizza il corpo del paziente alla ricerca della rigidità che lo costringe alla postura antalgica utilizzando il riflesso specifico per la stazione eretta, qual’è appunto il riflesso plantare.
Subito dopo la terapia la muscolatura si rilascia ed il Paziente, in un tempo molto variabile, di solito intorno ai sette giorni, si riappropria completamente del movimento involontario dell’articolazione analizzata; in questo tempo tutto il corpo si ridispiega spontaneamente nello spazio perché non è più condizionato dalla situazione di dolore inconscio ormai conosciuta e risolta. Perde la postura rigida perché era soltanto antalgica.
Nel primo incontro si mette il Paziente nella condizione di percepire le contratture muscolari, e quindi il dolore, che limitano il movimento inconscio delle sue caviglie ottenendo l’immediata risoluzione della rigidità al movimento di flesso/estensione del piede.
All’inizio il Paziente tenderà a rimanere nella vecchia posizione perché per tanti anni è vissuto condizionato da quella rigidità e le esperienze che ha fatto lo portano a temere ancora la perdita di quello che lui considera l’unico equilibrio possibile, ma nei sette giorni successivi, vivrà il conflitto tra la vecchia posizione e la libertà di movimento, e prima timidamente, poi, man mano che farà esperienze (liberamente ed inconsciamente) si affrancherà da questa condizione di rigidità e sposterà l’equilibrio, e quindi il peso, del suo corpo sull’intero piede.
L’evoluzione umana dipende totalmente dalla peculiarità del piede umano che ha permesso la stazione eretta bipede affrancando gli arti anteriori dalla funzione antigravitazionale.
Ma se la caviglia è rigida e si utilizza soltanto una parte del piede si torna alla postura animale con la contrazione statica dei muscoli per utilizzare ancora gli arti anteriori in aiuto agli arti posteriori.
Appunto  cifosi dorsale, verticalizzazione cervicale, lordosi lombare come viene indicato nella scala evolutiva.
Dopo la prima visita il paziente, invece, avrà ritrovato ed ampliato la base d’appoggio del suo piede e quindi ora potrà cominciare a lasciar distendere i muscoli della parte superiore del corpo perché meno necessari, ritrovando così una maggiore libertà di movimento.
Le contratture dei muscoli non sono casuali, ma finalizzate alla stazione eretta; non possiamo risolvere le contratture cervicali se non rimettiamo il paziente con i piedi per terra; quelle contratture cervicali, in carenza di un valido sostegno delle strutture sottostanti, servono per stare eretti.
 
 
Già soltanto con questa prima manovra abbiamo risolto, in pochi minuti e in maniera definitiva la patologia della caviglia, ed abbiamo ridotto una quota rilevante della patologia dello scheletro.
Dopo sette giorni, il Paziente ha risolto il suo conflitto ed ormai staziona sui piedi inconsciamente e stabilmente, ha una base di appoggio su cui costruire il suo equilibrio dinamico, e quindi può tornare per continuare il cammino terapeutico.
Nella seconda terapia si mette il Paziente nella condizione di percepire le contratture muscolari che limitano il movimento inconscio delle articolazioni delle anche, ed otteniamo l’immediata risoluzione della rigidità che impedisce il movimento inconscio di flesso/estensione dell’articolazione coxofemorale e la ridislocazione del bacino sui piedi, che così si riappropria della funzione di baricentro del corpo.
Inoltre, la ridistribuzione dello sforzo articolare su tutta la superficie della testa del femore e dell’acetabolo determina la riduzione dell’usura e la prevenzione dell’artrosi dell’anca che tanto ci costa in termini di salute.
Quindi:
• con la prima terapia abbiamo fatto in modo che il Paziente recuperasse le fondamenta per il suo equilibrio, abbiamo ridato al corpo un’ampia base d’appoggio, il pieno utilizzo dei piedi (che sono differenti da quelli animali per permettere la stazione eretta su due soli arti);
•  con la seconda terapia abbiamo messo il baricentro su questa base.
E tutti sappiamo, dalle nozioni di fisica scolastica, che se il baricentro di un corpo, di qualsiasi corpo, cade gravitazionalmente sulla base di appoggio, quel corpo non può cadere.
Questa certezza, avvertita dal paziente attraverso le sensazioni propriocettive, statocettive ed enterocettive determinerà un rilasciamento muscolare del Paziente; i suoi muscoli antigravitazionali si allungheranno ancora riducendo lo schiacciamento delle ossa e l’opposizione ai muscoli del movimento; i dolori saranno sempre più rari.
A questo punto la muscolatura della colonna vertebrale può rilasciarsi perché il suo aiuto alla lotta contro la forza di gravità non è più necessario; può tornare alle funzioni per cui è stata progettata e che aveva ridotto per il suo impegno in aiuto alle gambe, e nelle successive tre volte, sempre ogni sette giorni, potremo risolvere le contratture del tratto lombare, dorsale e cervicale.
Il Paziente affrancato dalla paura di cadere, che si esprime attraverso il dolore, avrà davanti a sé una vita più tranquilla.
Avremo una persona che non soltanto non ha più dolori e quindi si ammala di meno, ma che la mattina non teme di alzarsi, perché lo fa con facilità, utilizzando i mezzi più opportuni per questo grande sforzo e affrancato dal timore e dal dolore della perdita dell’equilibrio, si dedica più efficacemente agli impegni della vita cosciente.